CRIPTOVALUTE TOP 10 DEL 2024
BITCOIN
Bitcoin è senz’altro la “criptovaluta” più popolare al mondo. Inventata nel 2009 da tale Satoshi Nakamoto, nel novembre 2021 la sua quotazione toccò l’apice di 69.000 dollari, portando l’intero mercato a capitalizzare oltre 1.000 miliardi. Si tratta di una moneta digitale dematerializzata, cioè non esistente in forma fisica, il cui ammontare in circolazione è determinato da un algoritmo e non potrà superare le 21 milioni di unità. Attualmente, ne sono state “emesse” poco più di 19 milioni. Questo asset si avvale della tecnologia “blockchain”, che possiamo definire come un registro digitale in cui sono annotate tutte le transazioni effettuate e contraddistinte in maniera univoca attraverso codici alfanumerici. Il “mining” di Bitcoin avviene attraverso un processo complesso, fondato su notevoli calcoli matematici.
A cosa serve Bitcoin? L’intento dell’inventore o del gruppo di inventori è stato sin dall’inizio di renderlo un mezzo di pagamento per regolare gli scambi, al pari di qualsiasi moneta fiat, ma con la peculiarità positiva di essere un asset deflattivo, cioè che tende ad apprezzarsi, anziché deprezzarsi con il passare del tempo, Ad oggi, c’è uno stato nel mondo che l’ha adottato, addirittura, come valuta legale: El Salvador. Ad ogni modo, date le sue caratteristiche molti investitori considerano Bitcoin una sorta di riserva di valore. Negli ultimi tempi, infatti, numerose società finanziarie e banche d’affari hanno avviato ufficialmente programmi per inserire questa “criptovaluta” in portafoglio, così da diversificare gli asset su cui investire.
Ether
Ether è la seconda “criptovaluta” più diffusa al mondo dopo Bitcoin e per capitalizzazione. Prende il nome da Etherum, la piattaforma decentralizzata del Web 3.0 alla quale è legata e che viene utilizzata per la creazione e la pubblicazione “peer-to-peer” dei cosiddetti “smart contracts” (contratti intelligenti), Di cosa si tratta? Sono contratti utilizzati per eseguire in modo sicuro diverse operazioni, come quelle legate alle elezioni, alla registrazione dei nomi di dominio, alle piattaforme di crowdfunding, ai mercati finanziari, ecc. Ether è fondamentale per il funzionamento di Ethereum, in quanto viene utilizzata per pagare il gas, vale a dire l’unità di calcolo per effettuare le transazioni. In sigla ETH, essa è il “carburante” di Ethereum, consentendo agli utenti di fare a meno delle società terze d’intermediazione per l’archiviazione dei dati.
Sin dal 2017, gli sviluppatori di Ethereum lavorano a un cosiddetto Ethereum 2.0, che presuppone il passaggio dal “Proof of Work” a un sistema di “Proof of Stake”, al fine di migliorare la scalabilità e la sicurezza della rete. E l’Unione Europea sta assecondando tale tipo di iniziative, in considerazione del fatto che i sistemi “Proof of Stake” si rivelino meno inquinanti per l’ambiente. Infatti, il “mining” avviene attraverso un processo che sfrutta una minore quantità complessiva di calcoli e, quindi, consuma meno energia.
BHP
Il token BHP www.bitcoinhash.it consente a tutti i possessori di poter minare Bitcoin partecipando alla generazione dei blocchi della blockchain, ricevendone le ricompense in Bitcoin sul proprio wallet Cryptosmart.
1 BHP token = 1 Terahash di hashpower di Bitcoin
Un token BHP rappresenta una capacità di calcolo di 1 Terahash di Bitcoin che si può utilizzare nello spazio a disposizione nelle mining farm di IBX presenti in paesi quali Islanda, Stati Uniti (Texas, New York) e Canada (Manitoba) caratterizzati da bassi costi di energia elettrica e basse temperature, condizioni ottimali per l’attività di mining. Le mining farms sono situate in luoghi non facilmente raggiungibili, dove per questo l’elettricità è molto economica e proviene per lo più da fonti di energia verde. Attualmente, il costo dell’elettricità nelle farms di IBX è di 7 cents di euro per KWh, un costo dell’ elettricità bassissimo se comparato ai 30 cents di euro per KWh di costo medio in Italia. BHP è un sistema all’avanguardia, affidabile e in costante crescita. Con la sua crescente adozione e popolarità, il BHP si sta rapidamente distinguendo nel mercato delle criptovalute. È il risultato della tecnologia abbinata a una visione innovativa del futuro della finanza.
BHP può essere acquistato sul launchpad di Cryptosmart.
DOGECOIN
Dogecoin è una “criptovaluta” che prende il nome da Doge, una razza di cane ShibaInu molto popolare su internet per via delle sue caratteristiche fisiche così simpatiche. Nasce nel 2013, cioè solamente 4 anni dopo la più celebre Bitcoin, ma quasi per scherzo. Si tratta di una moneta digitale “peer-to-peer” e si basa sulla “blockchain”, un grande registro digitale su cui vengono registrate le transazioni. Il suo successo fu insperato, come ha avuto modo di ammettere il suo creatore Jackson Palmer. Eppure, già nel 2018 raggiungeva 1 miliardo di dollari di capitalizzazione. Lo scorso anno, toccava i 50 miliardi, entrando tra le prime cinque “criptovalute” più grandi al mondo. A causa delle mancate innovazioni tecniche previste, esistono parecchi dubbi sul fatto che Dogecoin riesca a tenere il passo con le monete digitali concorrenti. Tuttavia, ad oggi gran parte del successo lo deve al lancio di svariate campagne umanitarie a cui la sua community ha dato vita.
La sua popolarità di recente è esplosa grazie a un tweet di Vlad Tenev, un giovane imprenditore per metà bulgaro e metà americano, secondo cui Dogecoin avrebbe notevoli potenzialità. A suo dire, potrebbe raggiungere le 40 transazioni per secondo. Il numero in sé, tuttavia, segnala come questa “criptovaluta” abbia ancora molta strada da compiere per reggere il confronto con i grandi circuiti internazionali attivi nel mercato dei pagamenti. Pensate solamente che Visa riesce ad espletare 65.000 transazioni al secondo. Al di là delle debolezze sul piano tecnico, resta vero che Dogecoin può essere un asset per fare trading.
LITECOIN
Litecoin è una “criptovaluta” peer-to-peer nata grazie all’intenzione dei suoi sviluppatori di migliorare Bitcoin. Ed effettivamente, già nel 2013 alcune testate giornalistiche internazionali di estremo rilievo come il Wall Street Journal, CNBC e New York Times definirono questa moneta digitale come un’alternativa di successo a Bitcoin. Nella primavera del 2021, Litecoin superò i 25 miliardi di dollari di capitalizzazione, risultando tra le principali al mondo. Dopodiché ha subito e continua a subire la volatilità tipica di tutte le “criptovalute”. I pagamenti con questa moneta digitale avvengono tramite indirizzi contrassegnati da una serie alfanumerica che inizia sempre per L.
In sintesi, rispetto a Bitcoin si caratterizza per il minore tempo per l’elaborazione di un blocco: 2,5 minuti contro 10 minuti. E complessivamente le emissioni arriveranno a 84 milioni di unità contro le 21 milioni fissate per Bitcoin. Ogni 840.000 blocchi, cioè ogni circa quattro anni, il tasso di emissione di dimezza. Infine, Litecoin utilizza uno scrypt nel suo algoritmo di Proof-of-Work.
POLKADOT
E’ senza dubbio una delle “criptovalute” che ha suscitato il maggiore interesse della rete negli ultimi mesi. Polkadot, in sigla DOT, utilizza un protocollo “Proof-of-Stake” nominato e per questa ragione risulta essere la moneta digitale con le minori emissioni inquinanti. Un fatto non secondario mentre l’intero pianeta cerca di abbattere i tassi d’inquinamento e l’Europa vive una vera e propria crisi energetica. L’obiettivo degli sviluppatori di Polkadot consiste nel risolvere una delle principali criticità di Ethereum, vale a dire la scalabilità. Per essa s’intende la capacità di un sistema hardware o software di subire modifiche nel caso in cui la quantità e/o la quantità dei dati varino in misura considerevole.
La community di Polkadot è composta da: validatori, che convalidano le transazioni e ricevono DOT in staking; nominatori, che si occupano di selezionare i validatori; classificatori, che conservano le transazioni degli utenti; pescatori, che segnalano eventuali comportamenti inappropriati dei validatori. Nell’autunno del 2021, la capitalizzazione di mercato di questa “criptovaluta” raggiunse i 50 miliardi di dollari.
CARDANO
E’ una delle principali “criptovalute” per capitalizzazione, la terza dopo Bitcoin ed Ethereum. Cardano ha attirato moltissimo interesse in rete a partire dal 2021, anche grazie all’approvazione pubblica ricevuta da ElonMusk, CEO di Tesla. Il suo sviluppatore è Charles Hoskinson, co-fondatore di Ethereum. A cosa si deve la popolarità di Cardano? Essenzialmente, a due ragioni specifiche: si avvale di un protocollo “Proof-of-Stake”, il quale si rivela meno inquinante del protocollo “Proof-of-Work” utilizzato da Bitcoin. In sostanza, il sistema di validazione si regge sull’esibizione del possesso delle “criptovalute”. Nello specifico, esso avviene attraverso un algoritmo chiamato Ouroboros, attraverso il quale i “miners” leader approvano la produzione.
La seconda ragione consiste nella volontà dichiarata dal suo realizzatore di legare l’utilizzo di Cardano al rispetto dei diritti umani, per cui tendenzialmente l’uso è escluso in tutti quei paesi in cui ciò non avviene. A cosa serve questa moneta digitale? Anch’essa per l’esecuzione degli smart contracts, le DApp, sidechain e metadata. Gli smart contracts sono contratti intelligenti eseguiti tramite l’assenso degli utenti coinvolti e sono basati su un software operante sulla blockchain. La DApp è un’interfaccia per la realizzazione degli smart contracts e ve ne esistono di tre tipi: per gestire solo denaro, per gestire denaro e informazioni e per votare sulla governance. Le sidechain sono blockchain più piccole che possono trasferire denaro in entrambe le direzioni. Infine, i metadata sono le informazioni allegate a un documento informatico.
MANA
Decentraland (MANA) è un token Etherum che usa la piattaforma “blockchain” e il metaverso e viene utilizzata per acquistare terreni virtuali e consente di partecipare a una realtà virtuale unica. Parliamo dell’industria dei videogiochi online, che negli ultimi anni è diventata plurimiliardaria. Sono stati creati nei fatti mondi virtuali, noti anche con il termine metaverso, in cui centinaia di milioni di persone di tutto il mondo interagiscono. Decentraland nasce con lo scopo di garantire all’utente di creare un mondo parallelo in cui interagire con gli altri utenti come nel mondo fisico reale. Allo scopo, creano i propri avatar e possono effettuare pagamenti.
Ed ecco che dopo due anni di progettazione, nel 2017 Esteban Ordalo e Ariel Meilich diedero vita a una ICO, un’offerta pubblica di acquisto impostata sui token, raccogliendo all’epoca 26 milioni di dollari attraverso 86.206 Ether. All’interno di questo progetto, fu previsto il lancio di MANA, il gettone utilizzato per consentire agli utenti l’acquisto dei terreni virtuali. Esso segue lo standard ERC-20 di Ethereum, per cui può essere facilmente integrato nelle piattaforme DeFi, DEX e altre DApps di Ethereum. Decentraland ha anche fissato in poco meno di 2,2 miliardi l’ammontare massimo di MANA che sarà immesso in circolazione. All’inizio del 2022, la quotazione del token sfiorava i 3 dollari.
LRC
Loopring nasce nell’agosto del 2017 attraverso una ICO sul progetto dell’ingegnere e imprenditore del software di Shanghai, Daniel Wang. E’ un token che punta ad eliminare le inefficienze delle “criptovalute” coniugando elementi di scambio centralizzati e decentralizzati. Il token si basa sul protocollo Ethereum di Loopring ed è utilizzabile sulle piattaforme Loopring e Neo. Negli ultimi mesi del 2021, la popolarità di Loopring esplose sull’indiscrezione che GameStop la avrebbe adottata per il suo marketplace NFT. E così avvenne. Grazie all’iniziativa, la società di videogiochi americana consente ai propri clienti di creare NFT a costi decisamente inferiori a quelli che si avrebbero con Ethereum L1, cioè anche a meno di 1 dollaro. Inoltre, gli utenti potranno agire in un ambiente sicuro, decentralizzato e neutrale.
LINK
Link è il token utilizzato per la piattaforma Chainlink, a sua volta divenuta essenziale per l’esecuzione degli smart contracts condizionali. Per capire l’importanza di questa “criptovaluta”, dobbiamo spiegare, anzitutto, cosa siano gli smart contract. In parole molto povere, si tratta di contratti che si auto-eseguono. Prima di Chainlink, però, tale esecuzione non poteva avvenire sulla base di dati esterni. Ad esempio, se fosse prevista l’esecuzione di un contratto al raggiungimento di un dato tasso di cambio tra euro e dollaro, prima di Chainlink non era possibile avere un dato affidabile del genere. Adesso, lo è. E ciò avviene attraverso i cosiddetti oracoli. Ma i creatori di Chainlink si sono chiesti perché mai un soggetto dovrebbe fornire dati affidabili e non manipolati. Per ovviare a queste problematiche, la piattaforma è stata dotata di un sistema di punteggio con cui espellere gli eventuali fornitori di dati errati o manipolati e, al contempo, i fornitori dei dati attendibili sono retribuiti attraverso i token LINK. Questa soluzione, in teoria, fa guadagnare tutti: le DApps e gli smart contracts da un lato e i fornitori dei dati attendibili dall’altro.
COMPOUND
Il progetto Compound nasce grazie all’economista Robert Leshner, grande esperto di “criptovalute”. Esso punta sin dall’inizio a creare un mercato alternativo per i prestiti, sfruttando la finanza decentralizzata. Il progetto fu lanciato nel 2017 e già a metà 2020 risultavano depositati fondi per 910 milioni di dollari. In pratica, Leshner notò come il mercato del credito sia altamente burocratizzato e sempre a caccia di cavilli per escludere dalla clientela possibili soggetti a rischio. Grazie a Compound, l’intermediario tra chi chiede e chi offre un prestito sparisce. Le garanzie offerte dal debitore sono sotto forma di token. Il progetto si fonda sulla blockchain di Ethereum e consente a chi dispone di liquidità di metterla a frutto grazie agli interessi. Questi sono fissati esclusivamente sulla base dell’incontro tra domanda e offerta. Il creditore riceve gli interessi in Compound e, a differenza di un prestito tradizionale, ha la possibilità di ritirare il capitale in qualsiasi momento. Tuttavia, si espone al rischio di volatilità del prezzo del token. Se questo crollasse, si ritroverebbe in possesso di un capitale svalutato. Il token Compound è, quindi, la moneta con cui sono denominati i fondi depositi e con cui si pagano gli interessi al creditore.
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